Maggioranza, ennesima fumata nera. E Brucchi sbotta: «Si parla ancora solo di posti in giunta»

TERAMO – «Credo che ora si stia passando ogni limite. Tutti si riempiono la bocca di parole: mai il commissario. Ai fatti però ognuno resta sulle proprie posizioni ed ognuno gioca una propria partita». Il sindaco Brucchi andrà per la sua strada: domani incontrerà Guido Campana e Raimondo Micheli e, a meno di sorprese dell’ultima ora, martedì prossimo si presenterà in consiglio con la sua proposta di giunta a sette (otto con lui stesso) e chiederà a tutta la sua maggioranza di giocare a carte scoperte. Quanto scritto su un post di Facebook stanotte, è il più recente j’accuse del primo cittadino verso quella responsabilità mai dimostrata dai suoi consiglieri. Uno sfogo pronunciato alla fine di un’altra, l’ennesima, riunione di maggioranza in cui si è parlato ancora – in una triste e desolante riduttività – di posti in giunta, non invece di soluzione alla crisi, di idee di rilancio per la città, della città sporca, della ricostruzione da accelerare, del problema scuole.
Sembra di assistere al gioco della morra, nove, sei, otto, sette…
«Ma chi vuole bene davvero a questa città? Io ho fatto tutto ciò che era nelle mie corde affinché questa barca continuasse a navigare – ha aggiunto Brucchi -. Mi sono dimesso, ho azzerato la giunta, ho fatto mea culpa. Ma sembra non basti. Si continua a parlare di posti in giunta ma nessuno pensa a Teramo, ai suoi problemi ed alle relative soluzioni. Sono stanco e stufo ma io non mollo. Ora però nessuno provi a chiamarsi fuori, nessuno. Ognuno si assuma le proprie responsabilità».
Gatti e i suoi, partito di maggioranza relativa di questo ex centrodestra, adesso la buttano sulla minacci di un appoggio esterno alla giunta, impegnati in una sorta di duello all’ultimo sangue (leggasi ripicca) con i due fuoriusciti Vincenzo Falasca e Alfredo Caccioni. Della serie: sarà il gruppo di Futuro In a decidere quando e come staccare la spina della rianimazione al sindaco. Ma adesso il tempo stringe e dietro l’angolo si intravede l’imbuto del 13 giugno: i leader rischiano grosso, i Gatti, i Tancredi, i Chiodi, i Di Dalmazio e i Morra hanno ancora i piedi in gioco nella coalizione, checchè vogliano far capire a suon di riposizionamenti. E Brucchi adesso, solo e con le spalle al muro, può solo giocare a stanarli. Nessuno vuole il commissario, ma solo a parole. Un voto, per ciascuna mano da alzare, vuol dire assumersi o meno la responsabilità di condannare la città e chiamarsi dentro o fuori. Anche da una futura candidatura, però.